giovedì 28 luglio 2016

GLI ULTRA TRAIL DI MICHELE E RAFFAELLA....RACCONTATI DALLE LORO PAROLE

LA TRANS D'HAVET (80 KM) by Raffaella Silvestri (22-23 luglio 2016)
Non c'è due senza tre... Stavolta è fatta. L'orgoglio del taglio del primo traguardo di un Ultra Trail (dopo due volte in cui l'arrivo è sfumato per poco), gli incoraggiamenti e il tifo dei volontari degli ultimi chilometri di percorso fanno letteralmente volare. E' incredibile come dopo tanti chilometri e tanto dislivello l'energia esca di nuovo, assieme ad una gioia unica, quella di essere lì e di non voler essere da nessuna altra parte! Gli ultimi chilometri sono i più duri ma anche i più belli. Si rivede tutto indietro come alla moviola (e c'è nè da rivedere!) perché si sa che dopo poco, all'arrivo, in un attimo di gioia, tutto sarà finito.
Prime salite in notturna. Nelle "retrovie" si fatica. Il chiacchierare di chi ancora ha fiato mi fa compagnia e dà quasi il ritmo, poi, qualche tratto da sola, nel silenzio, ad ammirare la fila di luci in lontananza che mi indicano dove anch'io sarò fra un po'. Sembrano stelle, terra e cielo sono un tutt'uno nella notte. L'alba mi accompagna lungo la "Strada delle 52 gallerie", un capolavoro dei poveri ragazzi della Prima Armata costruita tra febbraio e novembre del 1917. La nostra fatica non è niente in confronto, penso. Metà percorso, un momento di crisi per alcuni di noi, con il meteo non favorevole a pensieri positivi. Pioggia incessante, fulmini e nuvole basse, tanto da non vedere la prossima cima, la più alta, Cima Carega 2.200 metri. Ma in un attimo di tregua si riparte; non si può stare tanto a pensare, il tempo passa. Non è facile lasciare il caldo di un rifugio per quello che si trova là fuori, ma sto bene e stavolta sono determinata a finire. Penso..qui non si corre per superare gli altri ma per superare se stessi. Certo, sicuramente i primi corrono per una medaglia, ma tutti gli altri, quelli che partono e sanno già che la medaglia non l'avranno mai? un cartello che troverò al 76° km scritto dai volontari dice: "ma ve lo gà ordinà il dottor??"...Tante cose spingono a fare questi "viaggi di corsa", ma una persona molto cara mi ha dato la risposta: "semplicemente, perché possiamo farlo" ed è vero, siamo fortunati! Il viaggio continua, in compagnia di altri, talvolta, oppure dei propri pensieri, per la maggior parte del tempo. Quanta umanità...ci si scambia battute sulla fatica, sul percorso, sulla vita...Ultima salita importante, poi saliscendi piacevole nella luce del sole, ritornato ad accompagnarci per il tratto finale e l'ultima temutissima ripida discesa finale in mezzo al bosco. Ultimi saluti e sorrisi dei volontari, ultimi ringraziamenti a loro, che ci hanno aspettato fino a quell'ora e sono ancora pronti ad applaudirci. Una frase su un vecchio album di foto del Camino, "Sogna di arrivare chi cammina e chi arriva sogna di tornare a camminare"...alla prossima! 

LA 100 MIGLIA DELL'ISTRIA (172 KM) by Michele Piatto (15-16 aprile 2016)
BIANCHE NOTE D’ISTRIA
“Fresca era l'aria di giugno e la notte sentiva l'estate arrivar, Tequila Mariachi e Sangria la fiesta invitava a bere e ballar....” a Buzet Vinicio Capossela risuona nella mia testa, e canticchio tra me e me. Guardo gli occhi degli altri concorrenti, vedo occhi tesi, eccitati, giustamente timorosi, ma non ci sono occhi spenti, cuori avvizziti. Una cento miglia allontana la tristezza e accende le speranze di molti che sfidano in primo luogo se stessi. Pochi mirano a vincerla e molti di questi pochi saranno delusi dal non vincerla. Io sto nella truppa di mezzo. Sicuramente non arriverò tra i primi ma voglio arrivare, integro, a Umago.  Magari un' po' più ricco. E ce la metterò tutta. Istria. Terra di sole, di pietra, di mare. Che posti...che sia bella si è già detto, ma la cosa che bisogna sapere è che non si corre, se non in minima parte, vicino al mare, si viaggia per monti, colline, campi, villaggi medioevali. Tra tutti i luoghi... Hum, in italiano Colmo: 18 abitanti, medioevo puro. Villaggi persi nel tempo. Felice di stare laggiù, da tornarci e ci torneremo. Non necessariamente di corsa.
Una gara così si vive molto anche prima. Per me non è solo la quantità di ore che si sta sulle gambe, la fatica del durante ma moltissimo il pre-gara. Gli allenamenti sul Sabotino, la mia pietraia, con il sole e con la pioggia. Il fermarsi in cima a guardare l'orizzonte e pensare:“ecco, laggiù, quel monte è il Matajur, la grande Baba, la Mamma, saranno 50 km da qua, sembra distante, quando farò la cento reggerò fino a là e molto di più? La cento miglia è allargare lo sguardo a oriente, Monte Nanos, altri 50 km, a naso. Sul Nanos piove... come sarà ad Albona Quel giorno, Pioverà? Se piove come l'anno scorso sarà dura, come mi dovrò vestire? Per me la cento miles è pensarci la sera prima di addormentarsi, è l'ansia e la gioia di provarci. Non è una sfida contro gli altri, sarebbe già persa in partenza. É un viaggio, da godere, temere e pensare già tempo prima, come i grandi viaggi. La “Race Guide” che ci hanno mandato è completa, professionale, i ragazzi ci sanno fare! L'anno scorso avevano scherzosamente definito la 100 miles “la gara”, mentre la 110 km “la gara per i meno coraggiosi”... mi ha fatto molto sorridere. Adesso che i ragazzi sono diventati grandi scherzano di meno, il taglio si è fatto più professionale. Si percepisce, la qualità. Anche il livello dei concorrenti si è alzato e ne avrò conferma  alla fine, il primo ci metterà meno di 20 ore per fare 172 km, 7000d+... e molti km sono di Carso e per chi non lo sapesse, Carso vuol dire pietre, pietre e pietre. Ma la vincerà ancora di più, sarà anche lui primo chi sarà felice del tempo che passerà in gara, anche tra dolori, fatiche e ansie che inevitabilmente si presenteranno.

“Chi sa di che siamo capaci tutti? Vanificato il limite, oramai. Pomeriggio dolce assolato terso, sotto un cielo slavo del sud” Adesso canto i C.S.I., “Lento, leggero, caldo, sbuffo animale, penetrante m'assale un ultimo pensiero”.  Siamo pronti per partire e lentamente, ma inesorabilmente arrivare.

Considerazioni per chi vuole affrontarla il prossimo anno:
Si parte alle 16:00 del venerdì, scelta azzeccata, perché permette di arrivare presto e magari con un po' di luce in cima al Ucka (35esimo km) , la montagna più insidiosa, dove è difficile non incontrare vento e fresco se non freddo. Si prosegue tutta la notte per montagne attraversando sentieri misti corribili e/o arrampicabili, qui è fondamentale sapersi vestire, perchè se capita la bora son cavoli, può fare veramente freddo e un cambio con del materiale asciutto può fare la differenza. La maggior parte dei ritiri si ha in queste tappe. Al 90esimo km c'è la base vita di Buzet e la gara si fa molto più veloce. Più che per sentieri si va per carrarecce, sterratoni, ci sono anche dei bei strappetti ma poco rispetto alla prima parte. I ristori sono in alcuni casi essenziali, in altri non male, ma nella “Race Guide” è scritto cosa si trova in ogni singolo ristoro, per cui ognuno si organizza in funzione delle proprie esigenze. Il clima umano è molto piacevole, la maggior parte delle persone incontrate si sono rivelate molto amichevoli.