mercoledì 4 dicembre 2013

CAVALCATA CARSICA DEL SENTIERO 3 - SUPER PIATTO!!

JAMIANO - Quattro i nostri atleti (nella foto) che domenica mattina hanno sfidato il freddo nella  classicissima cavalcata carsica di 49km, che ormai da oltre dieci anni riempie la prima domenica di Dicembre, partendo da Pesek per raggiungere poi Jamiano su di un percorso interamente carsico, il Sentiero 3 appunto.
I nostri atleti si sono comportanti benissimo con Michele Piatto splendido, addirittura quinto assoluto in 4h55'00" che ha pienamente confermato quanto era nelle sue intenzioni alla vigilia....concludere sotto le 5h!!
Sfortunate invece le prove degli altri tre nostri atleti al via: Vittorio Pella e Nicola Galopin (cliccando sul suo nome potrete leggere il suo racconto) si sono rispettivamente ritirati al 17° e 36° km a causa di problemi fisici mentre Marco Sbuelz, parecchio galvanizzato prima del via e atteso ad un'ottima prestazione, ha perso la retta via intorno al 40° km, percorrendo quasi 8 km in più e giungendo all'arrivo di Jamiamo stremato e parecchio infastidito intorno alle 7h...davvero un peccato.
L’appuntamento a questo punto è per la prima domenica di dicembre del 2014…per chi non lo sapesse ci si ritrova nell’abitato di Pese per una corsetta in compagnia…

Vi lasciamo ora al racconto di Michele Piatto e di come ha vissuto questa particolare "cavalcata" domenica scorsa.....

La Cavalcata Carsica arriva alla fine del calendario gregoriano, un po' dopo il San Martino della nostra memoria agricola. Arriva quando le ultime foglie cadono, le giornate si accorciano, gli animali vanno in letargo. Insomma, arriva quando il corpo avrebbe bisogno di riposo, questo mi è chiaro. Ma il fascino della Cavalcata è sottile: c'è il carso che amo e poi esprime una visione essenziale della corsa, non ci sono pettorali, premi in denaro o in natura, uno corre per se stesso. Ci si slega dalla materialità con un' attività prevalentemente fisica, 50 km su e giù per il carso. Per cui, alla fine la cavalcata si fa, si fa con qualunque meteo.

È il mio terzo anno, ma questa volta è diverso, mi sono posto un obiettivo che non è solo quello di arrivare alla fine. Essenzialmente non voglio affrontare una corsa facile, ed in fondo, quello che voglio non è correrne una difficile, ma voglio educarmi ad avere la capacità di gestire al meglio una corsa difficile.
Il mio obiettivo è ambizioso ma non impossibile: chiuderla in meno di 5 ore, con il mio allenamento questo si può fare solo se mente e corpo sono connessi.
Michele e Andrea verso Pesek
Sono le 7:30 ed a Pesek siamo in tanti ad ascoltare gli ululati della bora. Guardo la compagnia, molti sono stravestiti, qualcuno, come me, porta i pantaloni a mezza gamba, ma stranamente nessuno veste i pantaloncini corti. Possibile che  il mondo abbia già terminato di fabbricare matti? No, è che fa veramente freddo, ci sarà forse un grado e il vento soffia, soffia forte. Il sole è ancora in Slovenia. Molti di quelli presenti correranno, molti sono anche gli accompagnatori.

Tra una folata e l'altra sento una frase degli eterni ragazzi che tengono i tempi, una frase semplice ma che scalda il cuore:
El sol lo gavè in schena, se lo vedè difronte,
vol dir che gavè sbaià strada e sé mejo che tornè indrio
Mi piace, mi piace! Sembra di stare in famiglia, il clima è freddissimo ma allo stesso tempo conviviale, fra amici sconosciuti.


Siamo in tanti, qualcuno della mia società, la Fincantieri, poi Andrea con cui voglio condividere quanto posso della corsa e Fabio, il nostro amico e accompagnatore e supporter.
Foto di gruppo prima della partenza: freddo freddo, cuore caldo caldo
Le urla di incoraggiamento accompagnano il via. Enrico parte a razzo, so che ce la metterà tutta, come sempre, poi quello che verrà verrà. Io parto un po' più veloce del solito, ma non sparato, già alla prima salita mescolo la camminata alla corsa. In breve arriviamo a Grozzana e subito dopo sul Cocusso, la salita è tosta e non mi voglio bruciare, cammino. Mi passano in molti, sarò almeno trentesimo. Poi si scollina e riparto a correre e ritrovo Andrea. Il viaggio è lungo e si sta quasi sempre per boschi, ma nei pochi attraversamenti urbani non manca mai chi ci incoraggia, è bello.
Mi incuriosisce un picchio che continua il suo lavoro incurante di noi, incurante di tutto. Controllo l'orologio, il ritmo da tenere è importante per non andare fuori giri e per sapere quando mangiare. Con me ho acqua, sali e delle marmellatine. Le ho scelte per gli ingredienti: solo frutta e zucchero, non mi avvelenano il motore, per cui ok. Ma le dosi sono sufficienti solo per arrivare a Fernetti, dove sappiamo che ci aspetta il nostro accompagnatore supporter, Fabio. E a Fernetti ci arriviamo con 2 minuti di anticipo sulla tabella prevista e purtroppo Fabio non c'è. Qualche contrattempo, evidentemente,  ma adesso le cose si rendono più difficili. Il prossimo rifornimento è previsto a San Pelagio, tra altri 19 km. Ma so, che se non mangio adesso, cederò verso la fine. Andiamo avanti, corriamo, siamo qua per questo, ma devo razionare il cibo e quindi mi domando se sia meglio diminuire il ritmo o no. Invece, un imprevisto ancora, ma positivo: a Zolla sento una voce amica, è Matteo, pronto per la sua staffetta. Gli chiedo viveri, ha una bella borraccia con del Polase, ottimo, non dovevo disperare, gliene bevo mezza! Grazie Matteo, ti devo una birra.

Ripartiamo, adesso è un bel girare. Il sole illumina le carrarecce, i sentieri. La bora soffia forte, ma più che il freddo è il rumore degli alberi piegati a sentirsi chiaro. Una luce intrigante e fiabesca filtra tra le foglie.
Siamo al 25esimo km, controllo il corpo, il mio corpo,
lo voglio sentire tutto.
É presente?
Una lezione di yoga mentre si corre...
Le gambe sono a posto, stanche il giusto, i polmoni girano bene, il cuore è regolare. Mi piace sentire il leggero soffio del respiro, mi fa sentire più vivo. Forse amo la corsa per questo. Forse.
Sento che Andrea si sta staccando, devo aver aumentato il ritmo.
I pensieri corrono come le gambe.
Collegamento testa/mente, siamo collegati?
Sì?
Alle volte con la mente vorremmo che le nostre gambe girino più veloci di quanto può il corpo, a volte il contrario. Corsa come allenamento per la mente? Lo facciamo per noi? I km vanno avanti e tra un sasso e l'altro, tra un sentiero in salita ed uno in discesa penso alla corsa come palestra per la mente.  
Alla fine è un atto egoistico. Ma nel senso più puro del termine, un atto d'amore per se stessi. Poi si può farlo in compagnia, e molte volte è meglio, ma alla fin fine è un gesto privato.

Al 35esimo arriviamo a San Pelagio, mi sento bene, nessuna noia, ma dalla tabella che ho in testa sono 4 minuti in ritardo. Fabio questa volta c'è e mi passa i sali e le marmellatine.
Michele arriva a San Pelagio
Andrea arriva a San Pelagio
É una gioia vedere anche il padre di Andrea e Marco "lo scienziato". Marco è una persona che  non si può che essere felici di vedere. È sempre positivo. Riparto, ma so che se tengo questo ritmo non ce la posso fare ad arrivare sulle 5h, per cui accelero, non ho scelta. Riprendo quanti mi avevano passato durante la sosta e mi faccio due conti, oramai mancano 12 km, ma la stanchezza comincia a farsi un po' sentire. Mi domando allora se devo ascoltare il corpo che mi dice di rallentare, di camminare in salita o meno.
Penso a chi arriverà primo
e so che lo farà perchè si è sacrificato più degli altri,
perchè lo vuole!
Io non posso ambire ad arrivare primo ma voglio vedere se posso fare questa cosa con impegno, se posso arrivare sulle 5h, lo voglio? Voglio raggiungere il mio obiettivo? Non posso correre questi 12 km che mancano domani, non posso farlo quando le gambe sono riposate, quando mi farà più comodo, quando sarà facile.
No, se voglio questa cosa, devo farlo adesso,
per cui, devo stringere i denti e andare avanti...
La mente lo vuole.
Il corpo? È stanco, ma quanto stanco?
Riesco a tenere 12 km con questo ritmo?
Si, sento di si, per cui scalo marcia e aumento.
Le gambe non girano bene come mi piacerebbe ma vanno. C'è l'Ermada, la fortezza, casa di soldati. Mille pensieri. C'è una salita, ma è chiaro che non posso mollare. Durante la discesa dell'oleodotto sento un paio di crampi, non adesso, non adesso che Jamiano è lì...! rallento un pelo, bevo un po'.

Medeazza, cento memorie di guerra mi saltano in mente, ma questa è un'altra storia. Mancano meno di 4 km e il crono è sulle 4h e 35, ce la posso fare, trovo un compagno di avventura che cammina e mancano solo 2 km, mi secca passarlo adesso, lo incoraggio, ma si vede che è cotto. Vado avanti, oramai questi sentieri li conosco e non devo fermarmi a controllare la via, devo correre.
Spengo la mente. "Corri Michele, corri!!!"
CORRO!

Arrivo?
ARRIVO!!!
 
Logistica e spiegamento di mezzi presso la zona di arrivo a Iamiano

Crono a 4h 55m, lo volevo, con la mente, con il corpo.
Una sfida immateriale con me stesso, per me stesso. Sono felice, sono soddisfatto come se avessi vinto...
...perchè alla fin fine...
...HO VINTO.